Se amate i paradossi, può darsi vi piaccia questo angolo d’Elba che non credo troverete tanto facilmente sui libri turistici e certamente non su TripAdvisor. Se vorrete andarci non sono nemmeno sicuro che le guide del Parco vi ci accompagnino tanto volentieri: qual è la guida che accompagnerebbe i suoi clienti in una … discarica?
Ci troviamo all’interno delle vecchie miniere a ferro di Rio Marina, cantiere Pistello, dismesso da mezzo secolo. Vi si accede dalla strada costiera che collega Rio Marina a Cavo, sopra la spiaggia di Cala Seregola, su Google Maps lo s’individua subito ed è indicato anche il nome.
Se v’incamminerete al mattino, neanche tanto presto, lungo la larga e comoda strada sterrata che si snoda all’interno delle vecchie cave, è quasi certo che udirete il verso rauco delle pernici rosse (una varietà autoctona dell’isola d’Elba), se non fate troppo chiasso ne potrete anche vedere un discreto numero mentre pascolano sul magro terreno minerario: noterete allora la parte arancione della coda, che si staglia sul resto del piumaggio di un monotono grigio/marroncino.
E nel rosso sarete sempre avvolti durante questa camminata, ogni altro colore ad altro non servirà che ad esaltarne le sue infinite sfumature. Il rosso, essenza visiva della smisurata quantità di ossidi di ferro tra i quali e sui quali state camminando. Strano e, per il mio sentire, inquietante connubio tra Natura e manipolazione da parte della nostra razza che ha scavato profondamente nelle vene di questa terra, la quale sembra avere passivamente resistito al millenario insulto minerario. Là dove l’uomo ha picconato con più avidità e fatica, il rosso occupa ogni anfratto, ogni particella, tinge l’acqua e la terra, persino l’aria che si respira pare entrare scarlatta nei polmoni.
Dal punto di vista dell’integrità naturale, siamo in un ambiente che dire “pesantemente compromesso da generazioni di minatori” è un eufemismo, eppure siamo oltre l’archeologia industriale, ad ascoltare il silenzio del vento che s’aggira da queste parti, signore incontrastabile dell’isola, si può udire il soffio della Natura, quella con la enne maiuscola, la quale, curando le proprie ferite, al contempo dona pace a chi abbia la pazienza di mettersi in ascolto.
Tutto questo proemio per parlarvi di una discarica?
Qui sta il Paradosso.
E non sto parlando di una discarica di reperti archeologici e/o minerari, ma di un vero e proprio deposito di rifiuti dismesso da pochissimi anni: vetro, plastica, scaldabagni e tante gomme d’auto. Non è questione di gusto per il grottesco, è che quello che da un’altra parte suggerirebbe disgusto, qui, declinato al rosso, fa tutt’altro effetto.
Nel punto più basso della discarica si è originato un piccolo laghetto circondato da infinite bottiglie e copertoni d’auto ricoperti da incrostazioni di un’alchimia sconosciuta, ho visto plastica che vorrebbe tornare al suo elemento originario, bottiglie di vetro dal collo piegato forse per le soluzioni chimiche qui presenti e per il calore.
Un day after al rosso isola d’Elba.
Un paesaggio morto, ucciso e violato infinite volte dal pericoloso bipede implume che per secoli si è aggirato tra queste colline, il quale prima ha estratto dalle vene di questa terra il prezioso metallo e poi le ha riempite coi suoi rifiuti. Lo stesso essere che oggi osserva con stupore questa grande pozzanghera colorata e certamente tossica.
La mia impressione è che il rosso del laghetto segni il punto finale di un percorso e, insieme, un nuovo, enigmatico inizio. In questo vermiglio silenzio ci si sente spiazzati, inquietamente ammirando forme e colori come fossero la metafora di qualcosa, per niente scontato, che certamente ha da manifestarsi.
Graziano Rinaldi
P.S. Con tutte le cose “belle e naturali” da vedere all’isola d’Elba, non me la sento di consigliare proprio questa mèta, ma se proprio vi prende la curiosità, potrete abbinare questa visita ad un’escursione nelle miniere di Rio, accompagnati da una guida autorizzata. Avviso che la discarica in questione è da anni sotto sequestro della magistratura, pertanto sarà da vedere fin dove potrete spingervi anche con la guida. Nel caso telefonate alla sede del Parco Minerario di Rio Marina (0565 962088). Vi risponderà quasi certamente Marco, un appassionato cultore di miniere e minerali della sua terra che, insieme a Giovanni, un altro riese, con notevoli sacrifici da anni tengono in vita questa istituzione sempre barcollante. E’ anche probabile che la guida sia Antonello, personaggio riservato ed erudito al quale potrete chiedere qualsiasi cosa riguardi l’isola d’Elba, lui ne sa sempre qualcosa in più.
Graziano Rinaldi