A chiamarla spiaggia non so se le facciamo onore o se invece la derubrichiamo a qualcosa di comune, perché questa non è una comune spiaggia, è piuttosto un brevissimo intervallo nella ripida scogliera tra Enfola e Viticcio, nel comune di Portoferraio.
Si tratta di qualche metro quadrato di ghiaie piuttosto grosse che forse non arriva a 50 metri di lunghezza.
Eppure questa piccolissima cala, della quale ho conosciuto il nome dopo innumerevoli volte che ci son passato davanti a nuoto, è molto più frequentata di quello che potreste immaginare, specialmente dopo che vi avrò descritto come si fa ad arrivarci!
Il sentiero per accedervi scende da uno slargo panoramico della provinciale (non sperate di trovare qualche cartello che lo indichi!), ma scende molto ripidamente e nell’ultimo pezzo, è anche molto dissestato. Per fortuna il sentiero, che chiameremo più propriamente “viottolo”, è breve (circa 200 metri) e si snoda sotto la fresca ombra di pini e lecci.
Sarebbe più comodo arrivarci a nuoto
dalla spiaggia dell’Enfola, ma se dovete portare con voi delle cose dovrete usare o un’imbarcazione o percorrere il “viottolo”. Nel tratto più difficile, un’anima gentile ha legato una robusta corda tra gli alberi per potersi aiutare sia nella discesa che in salita.
Gli invio la mia gratitudine.
Arrivati a destinazione, si incomincia a capire cosa spinga tanta gente a cimentarsi nella difficile scarpinata.
Anche se minuscola, la spiaggia è singolarmente ospitale, strano a dirsi per un luogo fatto di rocce e mare, ma ci si sente… accolti.
L’impressione è quella di essere sulla riva di un lago bellissimo, la scogliera infatti, raccoglie e protegge l’arenile come tra due potenti mani, dalla porzione a destra (nord) della spiaggia, il mare aperto non si vede più e davanti l’orizzonte è chiuso dal bel profilo frastagliato del Monte Capanne. Alle spalle una recente frana contribuisce a rafforzare il senso di precarietà del luogo.
Chissà se a voi farebbe la stessa impressione.
Nata recentemente… qualche milione d’anni fa
Noterete che la roccia prevalente è un granito con grossi cristalli chiari e dalle crepature verticali. La scogliera si spinge in mare creando scogli di una straordinaria plasticità. Sulla spiaggia emerge anche qualche rara roccia scura con venature bianche, sono marne, semplificando: fanghi fossili che alcune decine di milioni d’anni fa costituivano il pavimento oceanico. Poi è nato il Monte Capanne ed il suo magma si infilò in questi pacchi di roccia fino ad inglobarla. Le venature bianche sono la testimonianza di antiche infiltrazioni d’acqua contente cristalli di calcio bianco che si sono depositati nelle crepe della roccia.
Il fondale antistante è costituito da sassi arrotondati che stranamente non rappresentano una difficoltà per entrare in acqua, come invece si potrebbe pensare d’acchito, forse per via della loro levigatezza e per il fatto che il fondale digrada dolcemente ed è sempre trasparente, salvo quando il Maestrale provoca furiose mareggiate, ma in quel caso la spiaggia scompare.
Con lo Scirocco ed i venti da nord la trasparenza è assoluta.
Se dovessi esprimere in due parole il fascino particolare della Pinetina (nome secondo me poco appropriato e riduttivo), direi che è … giovane. Sembra infatti che quest’angolo di isola d’Elba sia ancora in formazione: incompiuto ed arcaico insieme.
Lo si può sperimentare bene soprattutto quando, prima di raggiungere la riva a nuoto, ci si sofferma sul colpo d’occhio dal mare. Allora la fresca ferita, non ancora cicatrizzata dalla vegetazione, fa apparire questa scogliera come un riparo temporaneo ed effimero, dove mi piace immaginare che fino ad un secolo fa oziassero indolentemente al sole i giovani di foca monaca.
A proposito: in piena estate il caldo ed il sole sono implacabili sulla spiaggia della Pinetina!
Graziano Rinaldi