Ci sono delle zone di questa spiaggia dalle quali, non potendo vedere il mare aperto, pare di essere sulla riva di un grande lago, un magnifico anfiteatro naturale fatto di colline di un verde fitto che ad oriente si esauriscono nella piana delle “Prade”, una delle due aree umide costiere dell’isola, mentre a settentrione la terra ed il mare s’incontrano sotto le scure scogliere sovrastate dall’elegante faro settecentesco di Portoferraio. Al centro della visuale, in una prospettiva che da qui appare insolita e remota, si erge la montagna elbana, 1.119 metri sul mare, anticipata dai profili delle più basse colline frapposte tra il mare ed il Monte Capanne. Nelle giornate di tempo sereno, quando il sole tramonta nella stessa direzione della montagna, scolpisce i contorni dei rilievi come fosse una scenografia neoromantica.
Bellezza e Comodità qui non vanno d’accordo
Ma anche con queste buone premesse, la spiaggia dell’Ottonella rimane un luogo scomodo, ovvero pochissima sabbia e tanti sassi. Nonostante la presenza di un lussuoso hotel 5 stelle con tanto di sabbia riportata, questa spiaggia non si presenta come un luogo attraente per la balneazione, sebbene il contesto paesaggistico in cui è inserita, a mio modo di vedere vale qualsiasi altra spiaggia ben più blasonata. Anche ad un occhio superficiale non può sfuggire infatti l’esuberanza di una vegetazione un poco mediterranea ed un poco tropicale, dove alti eucalipti svettano sopra ai pini marittimi e alle palme delle Canarie. Se non fosse per l’inconfondibile luminosità mediterranea, vista da nord l’Ottonella sembrerebbe la costa selvaggia di un paese atlantico.
Dietro la spiaggia sopravvivono le vestigia di quello che fu uno dei primi giardini d’acclimatazione italiani. Esso nacque in sintonia con le grandi esplorazioni naturalistiche dell’ottocento che fecero esplodere tra le classi agiate del tempo il gusto per l’esotico e del collezionismo.
Piante provenienti da climi più caldi dove non gela mai, necessitavano di essere impiantate in zone dal particolare microclima. In Italia furono molte le località scelte per la mitezza del clima e l’effetto specchio del mare, tra queste una fu la proprietà di Giorgio Roster, scienziato e fotografo fiorentino che nel 1875 acquistò questi terreni all’isola d’Elba per trascorrervi i periodi estivi. Giorgio Roster documentò meticolosamente con articoli e fotografie gli stati di accrescimento e la resistenza al freddo delle sue piante esotiche, cosa che non fece un suo amico trentino, Giuseppe Garbari, che acquistò a sua volta un grande appezzamento di terreno proprio dietro all’Ottonella, trasformandolo in un ben più ampio giardino d’acclimatazione con spettacolari palme provenienti da tutto il mondo che si sviluppa intorno ad una villa, chiamata appunto “Villa Le Palme” e che oggi svolge la funzione di casa vacanza all’interno del campeggio più bello dell’isola d’Elba.
La Belle Époque all’isola d’Elba
Anche l’imponente edificio sul mare che ormai fa parte della fisionomia del golfo, fu costruito intorno al 1875 dai conti Toscanelli, amici anch’essi del Roster, i quali vollero erigere una bella casa padronale per il nipote malato di tubercolosi. L’aria di mare ed il clima migliorarono la vitalità del giovane aristocratico, tanto che gli fu offerto l’incarico di sindaco, non accettato per le precarie condizioni di salute che comunque portarono il poveretto ad una morte precoce non ancora venticinquenne. Proprio in funzione di rendere l’aria il più possibile balsamica per il ragazzo, furono impiantati alberi d’eucalipto che oggi sono davvero monumentali e che i giardinieri giurano essere i più antichi d’Europa, cosa sulla quale non posso proprio garantire. Dopo alcuni passaggi di proprietà, eucalipti e fabbricato sono stati acquistati da una società russa e trasformato in un prestigioso hotel 5 stelle.
Le leggi dell’economia pare siano proprio insormontabili.
Rocce Colorate e Storia Rinascimentale
C’è un’altra caratteristica di questa deliziosa baia che merita di essere ricordata e che non mancherete di notare. Se non vi fermerete nella prima parte della spiaggia/ghiaieto, tentati dalla frescura delle tamerici sul mare e dal soffice tappeto di foglie secche di poseidonia e proseguirete invece verso oriente, oltrepassando un facilissimo guado dovuto ad una punta di roccia che s’infila in mare dividendo in due la baia, entrerete nel mondo del calcare rosa, una roccia sedimentaria che occupa con potenti strati, talvolta anche verticali, questa seconda parte della baia. I colori caldi della scogliera, l’inaspettata solitudine del luogo (non sempre!), la bellissima Cosmopolis (Portoferraio) proprio dall’altra parte del golfo e le colline che sfumano nel Monte Capanne, creano un’atmosfera particolarissima e di grande effetto estetico, della quale potrete godere qualche dose aggiuntiva se ammirerete il selciato cinquecentesco delle vie di Portoferraio, costruite proprio con questa roccia.
Che vi fermiate subito all’arrivo sulla spiaggia o che proseguite, il consiglio è di nuotarci in questa bella baia, poiché il fondale è occupato da una folta prateria di poseidonia, specialmente lungo costa, caratteristica che, unita alla particolarità della scogliera calcarea di presentare molti anfratti ed insenature, determina una particolare ricchezza di vita, tant’è che proprio all’entrata di uno dei due sentieri troverete un diving ben organizzato che gestisce anche un minuscolo bar con noleggio di canoe.
Graziano Rinaldi